Dottor Mozzi, alimentazione e gruppi sanguigni

E poi arrivò finalmente il giorno in cui chiamai il dott. Mozzi.
 Fu gentilissimo com me al telefono, prenotandomi subito una visita.
 Quando andai da lui, ebbi un’ottima impressione. Mozzi si è laureato in medicina a Parma ed ha seguito un percorso tradizionale per diventare medico, seppure sin dai suoi studi aveva già esperienze che lo portavano alla ricerca prevalentemente delle cause dell’insorgere di un malattia e quindi verso la medicina preventiva. 
Alla visita dimostrava sicurezza nelle affermazioni e i suoi discorsi mi piacquero molto, facevano riferimento agli studi del naturopata statunitense Peter D’Adamo di cui avevo sentito parlare, così come del padre della medicina naturale Lazaeta, con l’aggiunta di quanto il dott. Mozzi aveva ricercato, scoperto e verificato negli anni del suo lavoro. In medicina è difficile che esistano delle verità assolute nel tempo, proprio per il fatto che ogni essere vivente ha un patrimonio genetico unico e diverso dagli altri. Lui sostiene che esiste una relazione molto stretta tra il gruppo sanguigno a cui apparteniamo e l’alimentazione che dovremmo seguire per mantenere uno stato di salute soddisfacente, ma non seguendo la “ricetta unica” per ogni gruppo sanguigno, non a tutti dello stesso gruppo sanguigno vanno bene gli stessi alimenti perché questo non concorda con l’altissima variabilità della genetica umana. Consiglia invece di armarsi di pazienza e collaudare le diete di persona, poiché ciò che conta è la risposta del sistema immunitario del singolo individuo verso determinate sostanze. 
Mi sono trovata benissimo con la dieta di Mozzi.

La teoria del dottor d’Adamo sui gruppi sanguigni è la seguente: n
ei quattro gruppi sanguigni sono iscritte le capacità di adattamento del sistema digerente e di quello immunitario. L’elemento principale è l’intolleranza di ciascuno dei quattro gruppi sanguigni per alcuni alimenti, conseguente alla presenza di lectine. 
Le lectine sono proteine presenti negli alimenti, dotate della proprietà di agglutinazione, un fenomeno per cui anticorpi specifici presenti nel sangue e diretti contro antigeni della membrana delle cellule, ne causano l’agglomeramento, causando ammassi cellulari. Ogni gruppo sanguigno ha la capacità di metabolizzare alcune di queste proteine e non altre. C
osì quando ingeriamo un cibo contenente lectine incompatibili con il nostro gruppo sanguigno, queste ultime possono provocare fenomeni di agglutinazione nel sangue o colpire organi-bersaglio danneggiandoli. In maniera inversa, è possibile correggere errori alimentari, prevenire la comparsa di infezioni, ridurre il peso in caso di sovrappeso o obesità, ottimizzare il potenziale di salute di ciascuno, secondo il proprio gruppo sanguigno di appartenenza.
Come dice il dottor Mozzi “il dubbio in medicina deve essere sempre presente; deve guidare tutti noi e anche l’orientamento del medico, permettendoci di capire se siamo sulla strada giusta oppure no”.
Ho voluto dunque seguire i consigli del dottor Mozzi.

Trascorso nemmeno un anno dall’inizio della dieta moziana, il mio ecocardiogramma mostrava ora un cuore praticamente nuovo, con dimensioni nei limiti della normalità. Inimmaginabile! Uno dei più grossi problemi dell’ipertensione polmonare sono le dimensioni della dilatazione del ventricolo destro, che può raggiungere misure eccessive, in base al sovraccarico cardiaco che ognuno ha. Intanto, io ero contentissima per aver evitato un ostacolo grande come questo. Ero più che felice.
Era accaduto il secondo miracolo, frutto della volontà, della dedizione e del rispetto nei confronti della vita. Il mio compagno e io, insieme, abbiamo fatto UNO ed è stato incredibile.

La riabilitazione all’Istituto Maugeri di Milano

Una volta l’anno dopo il ricovero faccio la riabilitazione presso la Maugeri, e dopo ogni riabilitazione ho ottenuto miglioramenti enormi per la salute fisica e mentale. Inizialmente devo fare gli esami che attestano lo stato di salute attuale, per poi fare il test del cammino, dove si cammina il più veloce possibile per 6 minuti in uno spazio di 30 metri, l’ecocardiogramma, il test da sforzo (ciclo ergometro) e le solite analisi del sangue.
Sono stata seguita da due eccellenti fisioterapiste, Patrycja Krazinsca e Grazia Laccala, ti fanno sentire bene e protetta, in un ambiente sicuro e disteso. Con loro faccio la cyclette per mezz’ora o un’ora, Threshold per esercitare la respirazione, esercizi di resistenza degli arti superiori e inferiori e esercizi calistenici. 
Poi gli incontri di rilassamento respiratorio con la dottoressa Sommaruga, psicologa e psicoterapeuta, molto brava anche lei. 
Alla fine del periodo di riabilitazione si fa di nuovo un ecocardiogramma, il test da sforzo e il test del cammino, che di solito fa vedere un miglioramento rispetto a quello iniziale. 
Lo stato di benessere raggiunto con questi esercizi deve essere poi, ovviamente, mantenuto per cui è fondamentale continuare in casa gli stessi esercizi fatti in riabilitazione, altrimenti, e succede a molti pazienti, si rischia di tornare allo stato di salute pre-riabilitazione.

Yoga

“Ogni volta che inspiriamo lasciamo entrare una parte dell’universo ed ogni volta che espiriamo cediamo una parte di noi stessi all’universo”.

Ho iniziato a fare Yoga molto prima della diagnosi di ipertensione polmonare. Avevo un’insegnante fenomenale che ci spiegava per ogni posizione quali muscoli e come venivano mossi o perché era importante respirare in una determinata maniera, insomma ho iniziato un percorso di conoscenza personale e di superamento dei miei limiti, che è stato fondamentale per il mio percorso più recente.
Mi sono resa conto che man mano che proseguivo lo yoga qualcosa in me migliorava. Attraverso una pratica completa ed equilibrata, avevo un miglioramento generale delle condizioni di nervosismo, ad esempio, migliorando esponenzialmente anche la respirazione.
La prima cosa che ho scoperto è che nella maggior parte dei casi in yoga si respira dal naso, in inspirazione e in espirazione: in questa disciplina l’energia vitale, cioè il prana, è veicolata principalmente dal respiro. Secondo gli Yogi, la nostra principale fonte di energia vitale è l’aria che respiriamo, che viene assorbita attraverso le mucose del naso! Poi il prana viene anche assorbito dai cibi e bevande, captato dalle terminazioni nervose della lingua e della gola. Le pratiche di respirazione consentono un miglioramento del controllo del respiro, di tutti gli stati emotivi, nonché dello stato di concentrazione mentale.

Ho imparato una tecnica respiratoria, abbastanza semplice, che mi fa notare come si possa fare un respiro completo, cioè usando la zona clavicolare, la zona toracica e l’addome – ovvero la respirazione diaframmatica – senza fare alcuna fatica.
La seconda cosa che ho notato, è stato un beneficio del sistema nervoso. Alcune posizioni del corpo, soprattuto quelle dove c’è la distensione della schiena, e le tecniche di respirazione calmano il sistema nervoso istantaneamente, instaurando uno stato di rilassamento e abbandono dalle sollecitazioni interne ed esterne.
Durante tutte le fasi di riabilitazione presso la Maugeri ho condiviso le mie pratiche, sia alimentari che di esercizio, e visti i miei continui miglioramenti credo che altre pazienti, così come i dottori, abbiano iniziato a trovare una correlazione – durante le giornate di ricovero io chiedo sempre di poter usare la palestra per fare yoga, ad esempio.

La dottoressa Sommaruga (psicologa/psicoteraupeuta dell’istituto Maugeri) ha coinvolto i pazienti in incontri di rilassamento respiratorio, e ha introdotto un esercizio di yoga che si chiama Rilassamento Muscolare Progressivo di Jacobson. In pratica è la posizione del morto (Savasana) e serve per raggiungere il rilassamento totale, dai piedi fino al cranio, abbandonare tempo e parole per un dato frangente. Mettendo le mani sull’addome, dopo aver rilassato tutti i muscoli uno alla volta, godendone il sollevamento nell’inspirazione e il lento abbassarsi nell’espirazione, si entra a contatto con una parte profonda di noi stessi e, immobili, si ha una presa di coscienza della nostra esistenza non indifferente.

Mi hanno chiesto poi, visto che nel frattempo ho fatto un corso per diventare insegnate di yoga, di introdurre lo yoga per il gruppo di pazienti di ipertensione polmonare all’istituto Maugeri, non vere lezioni ma esercizi respiratori per avvicinare i pazienti a una disciplina potenzialmente benefica per loro.

BRUNATE/ bicicletta

Dopo l’ictus ho iniziato a capire che il mettermi sempre alla prova era vantaggioso per affrontare questa situazione difficile. Ricordo ancora le occasioni in cui andavo in montagna, a Brunate vicino a Como, mi incamminavo per la salita che dalla stazione della funivia conduce fino al faro di Volta; il tragitto che una persona in salute percorrerebbe in mezz’ora, io riuscivo a farlo in 120 minuti! Sentivo che diminuire il tempo di quel percorso rappresentava il raggiungimento di un traguardo, e quella strada diventò uno dei miei esercizi per molto tempo. L’esercizio mi faceva bene ma capivo, dal modo in cui rispondevo alla salita, che dal punto di vista cardiologico e polmonare non c’erano grossi cambiamenti: ad ogni sforzo avevo il cuore che mi partiva a mille, mi stancavo velocemente purtroppo ma iniziavo anche a notare progressi nel respiro, era più agevole e questo era un fatto positivo.
Contemporaneamente facevo molta cyclette, ogni mattina per mezz’ora, e un giro in bicicletta nei parchi di Milano, alcune volte alla settimana, il che mi ha aiutato a tenere una forma respiratoria ottimale; si è visto il migloramento negli esami medici che facevo.

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